FIPE: stanno sparando addosso alla nostra categoria

Casale 19 Aprile 2021

E’ scesa in piazza, la Fipe-Confcommercio di Casale Monferrato, nel pieno rispetto delle normative anti-Covid e anti-assembramento ma con tutta la determinazione che la disperazione di una categoria ormai allo stremo può avere. Per i pubblici esercizi (bar, ristoranti, pizzerie, gelaterie, pasticcerie, pub, locali di intrattenimento) gli ultimi 14 mesi sono stati i peggiori dal Dopoguerra ad oggi: per trovare un anno peggiore del 2020 bisogna andare indietro fino al 1944. E la categoria è una delle poche a non aver alcun beneficio neppure dal passaggio della nostra regione in zona arancione: per i pubblici esercizi, infatti, nulla cambia dal rosso all’arancione, i clienti restano sempre fuori e l’unico modo per vendere è l’asporto (o la consegna a domicilio). Così dopo la manifestazione nazionale che si è svolta a Roma il 13 aprile, alla quale in rappresentanza della provincia di Alessandria ha partecipato il direttore provinciale di Confcommercio Alice Pedrazzi, anche a livello locale la Fipe – Confcommercio ha voluto far sentire la propria voce, con una manifestazione corretta ma determinata e ferma. “Mi sono vestito di nero – spiega Fabrizio Rizza, rappresentante di Fipe Confcommercio per la zona di Casale Monferrato – per incarnare il lutto al quale la pandemia ha condannato la nostra categoria e ho indossato il giubbotto antiproiettile, per proteggermi dai colpi che stanno sparando addosso alla nostra categoria”. Se una data per la ripartenza, infatti, sembra essere stata data (26 aprile, ndr) l’idea di concedere il servizio al tavolo solo all’aperto e dunque ai quali locali che hanno un dehors oltre a non risiedere su alcuna solida base scientifica, è anche fortemente discriminatoria: e chi un dehors non ce l’ha e non può, per ragioni logistiche, averlo? E tutti gli esercizi commerciali ubicati al nord e nelle zone montane, in cui le temperature non consentono di cenare (e forse nemmeno di pranzare) all’aperto? E quando piove? Come si può programmare una ripresa (che è fatta di organizzazione del lavoro e del personale e di acquisto di materie prime che sono, per definizioni, deperibili in quanto derrate alimentari) appesi alle previsioni del tempo? 

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